Diagnosi Energetica

ENEA presenta il modello per una diagnosi energetica corretta

Con il Decreto Legislativo n° 102 del 4 Luglio 2014 (G.U. Serie Generale n°165 del 18/07/2014) l’Italia ha recepito la Direttiva 2012/27/UE sull’Efficienza Energetica. L’art. 8 individua due tipologie di soggetti obbligati a svolgere diagnosi energetiche, originariamente entro il 5 dicembre 2015 (e poi ogni 4 anni), presso i propri siti produttivi:

  • le grandi imprese (comma 1);
  • le imprese a forte consumo di energia (comma 3).

L’audit energetico è sicuramente lo strumento più idoneo ad analizzare il quadro della gestione energetica di un’attività (industriale, servizi, primario e terziario) e rappresenta una valutazione sistematica di come venga utilizzata l’energia lungo tutta la catena del suo utilizzo, dal punto in cui essa viene acquisita fino al punto di consumo finale. Il decreto 102 la descrive esattamente come una “procedura sistematica volta a fornire un’adeguata conoscenza del profilo di consumo energetico di un edificio o gruppo di edifici, di un’attività o impianto industriale o di servizi pubblici o privati, ad individuare e quantificare le opportunità risparmio energetico sotto il profilo costi-benefici e riferire in merito ai risultati”. A specificare meglio il ruolo e l’importanza della diagnosi è intervenuta l’ENEA (Agenzia Nazionale Efficienza Energetica) che, attraverso l’interazione con le associazioni di categoria, a metà 2019 ha redatto un manuale operativo dettando le linee guida per realizzare un corretto audit energetico. Secondo il modello ENEA, da una corretta analisi dell’energia usata nei siti industriali deve emergere chiaramente come questa venga gestita e consumata, ovvero:

  • come e dove l’energia entri nell’impianto, stabilimento, sistema o parte di attrezzatura;
  • come essa si ripartisca e dove venga utilizzata;
  • come essa si trasformi tra i punti di ingresso ed i suoi utilizzi;
  • come essa possa essere utilizzata in modo più efficace ed in modo più efficiente.

Allo scopo di uniformare le procedure usate dalle aziende per la conduzione e l’inserimento dei dati relativi ai punti sopra indicati, e soprattutto per garantirne la conformità all’Allegato 2 del D.Lgs.102/2014 (tale prescrizione risulta rispettata se la diagnosi è conforme ai criteri minimi contenuti nelle norme tecniche UNI CEI EN 16247, parti da 1 a 4 e a quanto riportato nell’Allegato 2 dei “CHIARIMENTI IN MATERIA DI DIAGNOSI ENERGETICA NELLE IMPRESE AI SENSI DELL’ARTICOLO 8 DEL DECRETO LEGISLATIVO N. 102 DEL 2014”, Ministero dello Sviluppo Economico, Novembre 2016), ENEA ha ritenuto opportuno realizzare una procedura operativa creando un vero e proprio modello per una corretta diagnosi energetica. In questo documento, vengono fornite indicazioni relative alle fasi di selezione dei siti produttivi, raccolta ed elaborazione dati ed a quella di redazione del rapporto di diagnosi energetica e del piano di monitoraggio. Sebbene sia stato chiarito che la proposta non è prescrittiva, fatto salvo il rispetto dell’Allegato 2 del decreto 102/2014, a tutte le aziende sarà richiesto di compilare un foglio riassuntivo scaricabile dal sito web del Dipartimento Unità Efficienza Energetica – ENEA

Struttura e contenuti di una diagnosi energetica corretta

Per definire le caratteristiche di una diagnosi energetica di buona qualità, la norma di riferimento è la EN 16247 “Diagnosi Energetiche – Requisiti generali ”. Nelle sue pagine vengono specificati i requisiti, la metodologia e quali debbano essere i risultati. In particolare vengono definite le modalità per:

  • Organizzazione e conduzione della diagnosi
  • Analisi dei dati 
  • Presentazione dei rapporti e dei documenti relativi ai risultati dell’analisi.

Analizziamone i concetti fondamentali.

Le fasi di una diagnosi, il benchmarking e i modelli energetici

La normativa individua le seguenti fasi: 

  • Contatti preliminari
  • Incontro di avvio
  • Raccolta dati
  • Attività in campo
  • Analisi
  • Rapporto
  • Incontro finale

Nell’incontro di avvio vengono informate tutte le parti interessate su obiettivi, scopo, confini e

accuratezza della diagnosi energetica e concordarne le disposizioni pratiche. Vengono pianificate le attività, nominate le persone dell’organizzazione che faranno da interfaccia all’auditor. In fase di raccolta dati l’auditor, in cooperazione con l’organizzazione, deve raccogliere tutte le informazioni necessarie ed utili per comprendere il processo produttivo, le fonti di approvvigionamento energetico e di materie prime, le modalità di gestione del sito

produttivo/impianto in termini energetici, economici e organizzazione del lavoro. L’auditor

energetico deve poi ispezionare in campo l’oggetto della diagnosi, valutarne gli usi energetici secondo le finalità, lo scopo ed accuratezza della diagnosi energetica, comprendere le modalità operative, i comportamenti degli utenti e il loro impatto sui consumi e l’efficienza energetica, formulare idee preliminari per le opportunità di miglioramento dell’efficienza energetica e redigere un elenco di aree e processi per i quali necessitino ulteriori dati quantitativi per successiva analisi. L’auditor deve assicurarsi che misure e rilievi siano effettuati in maniera affidabile e in condizioni che siano rappresentative delle ordinarie condizioni di esercizio e, ove significativo, in condizioni climatiche corrette; è condiviso come possa essere vantaggioso realizzare osservazioni e misure al di fuori del normale orario di lavoro, durante i periodi di spegnimento, o quando non sia atteso alcun fattore climatico; informare prontamente l’organizzazione di ogni difficoltà imprevista incontrata durante il

lavoro. Come evidenziato dalla normativa un aspetto fondamentale nell’esecuzione di una diagnosi energetica riguarda la valutazione degli indici di prestazione energetica e il loro confronto con i benchmark di settore. Il benchmarking è uno strumento strategico che ha l’obiettivo di individuare possibilità di miglioramento attraverso il confronto sistematico delle proprie prestazioni con quelle dei best performer. La metodologia di benchmarking dell’efficienza energetica è definita nella norma UNI CEI EN 16231:2012, che ne definisce i requisiti e ne fornisce raccomandazioni. La norma prevede la definizione di dati chiave e di indicatori del consumo energetico. Tra gli strumenti maggiormente utilizzati per il benchmarking prestazionale troviamo gli Energy Performance Indicators (EnPI) o IPE (Indici di prestazione energetica). Per poter analizzare correttamente il consumo di energia del sito produttivo e correlarlo alle diverse aree funzionali così da poterlo confrontare con i benchmark di settore è necessario predisporre di un modello energetico del sito stesso. Tramite il modello energetico è possibile determinare il consumo di un determinato impianto al variare delle sue condizioni operative e stabilire quali sono le principali variabili che lo influenzano. Il modello energetico può essere dedotto dalle leggi fisiche che regolano il processo oppure utilizzando un approccio induttivo (metodo statistico). Tramite il modello energetico è possibile prevedere i consumi ed avere un maggiore controllo dei costi energetici. Il modello consente inoltre di identificare le eventuali anomalie e di stimare gli effetti degli interventi di efficientamento energetico sui consumi, sui costi e sugli indicatori.

Idendificazione delle opportunità di risparmio energetico

Uno degli obiettivi fondamentali di una diagnosi energetica è quello di andare ad identificare le opportunità di risparmio energetico all’interno della struttura energetica aziendale.

Possono essere considerate quattro linee principali di intervento:

  • Fuel Substitution: Identificare i combustibili più adeguati per una conversione efficiente dell’energia;
  • Sistemi di conversione dell’energia: Identificare le opportunità di miglioramento dell’efficienza di conversione dei componenti di impianto tramite ad esempio l’accoppiamento ottimale degli scambiatori di calore, la riduzione dell’eccesso d’aria nella combustione etc.
  • Distribuzione dell’energia: identificare le opportunità di efficientamento nei trasformatori, cavi, commutatori e il possibile miglioramento del fattore di potenza in impianti elettrici e acqua refrigerata, nel raffreddamento dell’acqua, nell’aria compressa, ecc.
  • Energia utilizzata dai processi: spesso si tratta della sede principale dove trovare le opportunità di miglioramento andando a valutare tramite l’analisi del processo stesso possibili recuperi ed integrazioni
Clusterizzazione: individuare i siti oggetto di diagnosi

In questo paragrafo vengono fornite indicazioni relative all’individuazione dei siti produttivi oggetto di diagnosi, nel caso di impresa multisito o di un gruppo di imprese, andando a delineare i criteri minimi di proporzionalità e rappresentatività proposti da ENEA.

Viene anche spiegata la metodologia di campionamento proposta da ENEA, la “clusterizzazione”. Tale metodologia rispetta i criteri dell’Allegato 2 del D.Lgs. 102/2014 e prevede che Il soggetto interessato debba stilare un elenco di tutti i propri siti, escludendo i siti ad uso residenziale appartenenti al patrimonio immobiliare dell’impresa, e calcolare il consumo annuo di ciascuno di essi, indicato con ??. 

A tale scopo dovrà:

  1. considerare i consumi di tutti i vettori energetici utilizzati nel sito, compresi gli autoprodotti, ed i consumi legati ad eventuali mezzi di trasporto eventualmente associati al sito;
  2. riportare i suddetti valori in consumo primario mediante gli appositi fattori di conversione in tep desunti dalla circolare Mise del 18 dicembre 2014 (Tabella 2, par 3.1.1). La lista di tutti i siti produttivi dell’impresa con relativi consumi annui totali (tep) e la selezione dei siti che verranno sottoposti a diagnosi dovrà essere caricata sul portale ENEA all’interno del File di clusterizzazione scaricabile da www.efficienzaenergetica.enea.it/.
Il rapporto di diagnosi e la strategia di monitoraggio

Il modello per una corretta diagnosi energetica proposto da ENEA delinea anche quali sono i contenuti del prodotto finale dell’audit (il cosiddetto rapporto di diagnosi) e soprattutto come deve essere strutturata la raccolta dei dati di consumo energetico. In particolare, introduce lo  “schema energetico aziendale” che descrive dettagliatamente gli utilizzi di ciascun vettore energetico all’interno dell’azienda. Dovrà essere costruito relativamente ad ogni vettore energetico (elettrico, termico, vapore, acqua surriscaldata, ecc) acquistato e utilizzato nel sito in esame ed avrà lo scopo di suddividere i consumi annui del vettore specifico tra le diverse utenze presenti nel sito stesso. In pratica si dovrà realizzare un inventario il più accurato possibile delle utenze che consumano quel vettore energetico e nell’associare a ciascuna di esse il relativo consumo. Infine, riguardo la metodologia per la raccolta del dato, si pone l’attenzione sulla strumentazione da utilizzare, sull’individuazione dei siti oggetto di monitoraggio e sulle modalità di misurazione. L’obiettivo è quello di rendere affidabili, passando dalla stima alla misura, gli indicatori di prestazione generale dell’impianto per (i) processo produttivo, (ii) servizi ausiliari e (iii) servizi generali in modo da poter individuare benchmark affidabili per il settore industriale e terziario. Oltre ai dati di consumo

dei singoli vettori dovranno essere quindi forniti anche dati “affidabili” sulla produzione nel periodo di riferimento. 

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